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A cura di Rosina Zucco

La ricerca a tutto tondo sulla deportazione, internamento e lavoro coatto di civili italiani nel Terzo Reich, portata avanti con rigore storico-scientifico e storico-didattico dalla FMF-Fondazione Memoria per il Futuro in tutt’uno con l’ANRP-Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari,  è affiancata dalla realizzazione di una banca dati con accesso on-line, nella quale sono gradualmente inseriti il maggior numero possibile di nominativi dei lavoratori civili coatti italiani deportati in Germania e nei territori controllati dal regime nazionalsocialista.

Il Progetto è teso a colmare un vuoto documentale e mette a disposizione degli studiosi, delle strutture di formazione (scuola ed università) e della più vasta opinione pubblica una solida panoramica sul prelievo, in tutto il territorio dell’Italia occupata, di manodopera coatta per l’economia di guerra del Terzo Reich.

La Commissione degli storici italo-tedesca, istituita dai due governi nel 2008, nella Relazione finale ha menzionato in particolar modo questa categoria di vittime:

1) a pagina 103 del testo italiano si legge: Il contatto con le unità combattenti tedesche non si limitòsolo a conflitti risoltisi con tragiche uccisioni: gli abitantidi numerosi paesi degli Appennini emiliani, infatti, furonovittime di rastrellamenti a opera di unità della Wehrmacht,in seguito ai quali vennero trasferiti in campi di raccolta edeportati come manodopera per lavorare al consolidamentodel fronte o in Germania. Anche le loro esperienze dolorosesono state dimenticate sia in Italia che in Germania dopo laguerra”;

2) a pagina 119 si sottolinea: “la Commissione ha dedicato attenzione anche al destino delle vittime dei massacri della Wehrmacht e delle SS. Esse, infatti, vanno annoverate fra le vittime dimenticate dei crimini nazionalsocialisti tanto quanto gli Internati Militari Italiani e quei civili deportati dall’Italia per essere impiegati ai lavori forzati nei territori all’epoca inclusi nel Reich”.

Il rischio di emarginazione  nel campo della storica delle tematiche sopra richiamate, legate alla deportazione, internamento e lavoro coatto di civili italiani per l’economia di guerra tedesca 1943-1945, è la premessa-base di questo Progetto.

 

Il portale www.lavorareperilreich.it  è un moderno  strumento, utile per ricostruire questa pagina di storia attraverso le microstorie di chi l’ha vissuta.

La  banca dati on line  è organizzata  in modo da poter rintracciare facilmente, rapidamente e selettivamente i dati anagrafici e biografici di migliaia di persone, dare loro un nome e possibilmente anche un volto. Si tratta di un data base di alto potenziale, progettato su approvazione del Comitato storico-scientifico anche avvalendosi dell’esperienza della consociata ANRP per gli Internati Militari Italiani[1], predisposto per registrare il maggior numero di dati possibili dedotti dalle fonti d’archivio. Un approfondito studio di queste ultime è stato pubblicato, sostenuto dalla Fondazione Pescarabruzzo, nel volume  Lavorare per il Reich. Fonti archivistiche per lo studio del prelievo di manodopera per la Germania durante la Repubblica Sociale Italiana, a cura di Giovanna D’Amico, Irene Guerrini, Brunello Mantelli, Ed. Novalogos, 2020.  

Utilissima è stata la riproduzione digitale integrale della documentazione acquisita presso l’Archivio Centrale dello Stato (ACS), Fondo versamento ex Istituto Nazionale per i Cambi con l’Estero  (INCE), Ufficio Italiano Cambi (UIC)[2]. I dati rilevati per ciascuna persona (cognome e nome, lavoro, retribuzione) vengono via via registrati nel Data Base con il corrispondente numero di catalogazione d’archivio (scheda e busta). Essi vanno ad implementare quelli acquisiti da altre fonti, già registrati o ancora da registrare, come quelli, ad esempio, estrapolati dai documenti raccolti presso la ex Deutsche- Dienststelle di Berlino, oggi Bundesarchiv, o da altri archivi territoriali sia in Germania che in Italia.                               

Di rilevante interesse per la ricca documentazione ivi contenuta sono i circa 20mila fascicoli di civili registrati nel 1996 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, riguardanti le pratiche per gli indennizzi a cittadini cittadini italiani colpiti da misure di persecuzione nazional-socialista (D.P.R. 6 ottobre 1963, n. 2043)[3]. All’interno di ciascun fascicolo, costituito in media da otto documenti riprodotti, sono presenti: la domanda così come è stata formulata dall’intestatario della richiesta, copie di libretti di lavoro, fotografie, corrispondenza etc.

Altri importanti documenti sono stati raccolti presso la ex Deutsche-Dienststelle di Berlino, oggi Bundesarchiv, e altri archivi territoriali sia in Germania che in Italia.

 

La documentazione proveniente dai diversi archivi presenta una diversificata tipologia di dati. Più interagiscono le fonti e più il profilo anagrafico e biografico si arricchisce di informazioni.

I campi di inserimento presenti in ciascuna scheda sono molto dettagliati, dovendo rispondere alla necessità di tener conto delle innumerevoli variabili di ciascun caso e della documentazione acquisita:

•             dati anagrafici, residenza al momento della cattura

•             circostanze della cattura (volontario prima dell’8 settembre, volontario dopo l’8 settembre, razzia, rastrellamento)

•             eventuali dati sul decesso (causa della morte, luogo di decesso, data di morte, malattie contratte in Germania)

•             rimpatrio: data, marchi denunciati al rimpatrio, denunce /richieste alle autorità italiane, luogo di soggiorno al rimpatrio

•             periodo di detenzione e luogo di detenzione, luogo di lavoro, mestiere, matricola

•             allegati

 

Una delle parti più importanti della scheda è quella in cui sono citate le fonti.  In quel campo di inserimento sono citati gli Archivi presso i quali è stata effettuata la ricerca e da cui sono stati acquisiti  i dati specifici di quella scheda. Per la loro convalida è indispensabile il controllo incrociato delle informazioni e avere il riscontro almeno su due fonti d’archivio.

In ciascuna scheda, quando possibile, sono  inserite foto per dare un volto ai nomi e, ove conosciute, documentazioni, note, nonché altre specifiche indicazioni sulle fonti.

Nella pagina di consultazione è stata inserita un’area download che permette ai visitatori di scaricare la scheda completa del nominativo ricercato.

Sulla home page del sito web è stato attivato  un link per dare la possibilità agli utenti di inviare, tramite e-mail, tutto il materiale cartaceo, fotografico, video in loro possesso per far sì che ognuno possa contribuire ad arricchire il database con il proprio patrimonio storico, culturale.

 



[1] Vedi www.lessicobiograficoimi.it, il portale realizzato dall’ANRP, che comprende anche l’Albo degli IMI Caduti 1943-1945 (www.alboimicaduti.it)

[2] Nel data base, alla voce “FONTI” presente in ciascuna scheda, detta documentazione porta la dicitura abbreviata ACS, con numero di posizione (scheda e busta).

[3] Nel data base, alla voce “FONTI”, detta documentazione porta la dicitura MEF.